EPATOACT, INTEGRATORE INDICATO NEI CASI DI ALITOSI, VOMITO, NAUSEA E DOLORI ADDOMINALI

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EPATOACT, INTEGRATORE INDICATO NEI CASI DI ALITOSI, VOMITO, NAUSEA E DOLORI ADDOMINALI

  • EPATO act è un complemento alimentare di origine naturale concepito per migliorare la digestione e migliorare la funzionalità epatica
  • La sinergia delle piante che lo compongono indicano EPATO act nei casi di alitosi, vomito, nausea, dolori addominali, meteorismo
  • La presenza di Curcuma e Coenzima Q10 conferiscono al prodotto una potente attività antiossidante
  • Senza glutine
  • Senza lattosio

Contiene: 36 capsule da 550 mg.

COMPOSIZIONE:

Desmodium Adscendens

Cardo Mariano

Carciofo

Tarassaco

Curcuma

Coenzima Q10

Desmodium Adscendens:

epatoprotettore, aumenta la resistenza delle cellule epatiche in caso di infiammazione di origine tossica o infettiva, in particolare in seguito a trattamento farmacologico o chemioterapico. E’ efficace contro le epatiti virali (in associazione con un trattamento farmacologico), in particolare nella cosiddetta fase itterica (lo stadio iniziale della malattia). L‘impiego del desmodium in questi casi permette la limitazione degli effetti collaterali da uso di farmaci, il concorso alla prevenzione della cirrosi attenuando le forme infiammatorie, la normalizzazione delle transaminasi, la diminuzione di eventuali nausee, la ripresa dell’appetito, la rapida scomparsa dell‘ittero e della stanchezza. All’Università di Tolosa sono stati effettuati degli studi su questa pianta e analizzando i principi attivi emerge subito un‘alta concentrazione di alcaloidi (isovitexina, tra gli altri), saponine, flavonoidi e antociani che conferiscono a questa pianta la proprietà di proteggere e riparare le cellule del fegato aiutando a amntenere il sistema immunitario in buone condizioni.

Cardo Mariano:

i frutti del cardo mariano contengono la silimarina: un insieme di molecole definite flavolignani, concentrati nello strato proteico esterno del frutto. I principali componenti della silimarina sono la silibina, detta anche silibinina, l’isosilibina, la silicristina e la silidianina. L’azione epatoprotettrice del cardo è stata conermata da numerosi studi scientifici ed è dovuta principalmente all’attività della silimarina come inibitore della perossidazione dei grassi, come regolatore della permeabilità cellulare, come inibitore della formazione di metaboliti responsabili del danno epatico, modifica le membrane cellulari degli epatociti impedendo alle sostanze tossiche e alle tossine di penetrare all’interno delle cellule epatiche. Esercita un’azione epatoprotettiva nei confronti di numerosi agenti tossici (come alcol, alcuni farmaci e i principi velenosi del fungo Amanita phalloides). Inoltre stimola la rigenerazione degli epatociti (le cellule del fegato), viene consigliato durante l’allattamento per le sue proprietà galattogene. La silimarina, inoltre, aumenta i livelli epatici di glutatione (un importante agente antiossidante endogeno), ne diminuisce l’ossidazione e stimola la RNA polimerasi I a livello del nucleo degli epatociti, favorendo così la rigenerazione epatica. La silibina, invece, svolge la sua azione epatoprotettiva attraverso l’inibizione della sintesi di leucotrieni a livello epatico. Pertanto, la silibina svolge un ruolo antiossidante e di free-radical scavenger. E’ il componente, più attivo nel trattamento delle malattie degenerative del fegato, come cirrosi, epatite C o sofferenze epatiche causate dall‘abuso di alcool o farmaci.

Carciofo:

questa pianta è dotata di attività colagoga, coleretica ed epatoprotettiva. Più nel dettaglio, tali proprietà sono ascritte principalmente ai lattoni sesquiterpeni, ai flavonoidi contenuti nelle foglie della pianta e da composti caffeilchinici (cinarina). Queste molecole sono in grado di aumentare la secrezione acida dello stomaco, favorendo così anche i processi digestivi. Le suddette proprietà sono state confermate da diversi studi clinici, ma le attività che il carciofo è in grado di svolgere non finiscono qui. Da altri studi condotti su animali, infatti, è emerso che il carciofo possiede anche proprietà ipocolesterolemizzanti (grazie alla presenza di inulina) che sembrano essere esercitate sia attraverso l’inibizione della sintesi di colesterolo endogeno a livello epatico, sia attraverso la promozione dell’eliminazione dello stesso colesterolo attraverso la bile.

Tarassaco:

al di là delle proprietà diuretiche universalmente note, il tarassaco – ed in particolare il suo rizoma e la radice – aumentano la produzione della bile ed il suo deflusso dal fegato all’intestino (proprietà rispettivamente definite colagoghe e coleretiche). I suoi estratti vengono pertanto utilizzati come purificanti, decongestionanti e disintossicanti epatici. I principali componenti del suo fitocomplesso sono alcol triterpenici (tarasserolo), steroli, vitamine (A,B,C,D), inulina, principi amari (tarassacina), sali minerali che conferiscono alla pianta proprietà amaro-toniche e digestive.

Curcuma:

la quota di olio presente nel rizoma essiccato unitamente ai polifenoli curcuminoidi, capitanati dalla curcumina conferisce alla droga diverse proprietà farmacologiche. Le più conosciute e dimostrate sono quelle coleretiche-colagoghe, che favoriscono la produzione della bile e il suo deflusso nell’intestino. La curcuma è anche molto utile nel trattamento della dispepsia (cattiva digestione), del meteorismo e della flautolenza (possiede inoltre proprietà carminative ed antispastiche), ha proprietà antinfiammatorie, antivirali, antibatteriche ed antiossidanti.

Coenzima Q10:

il coenzima Q10 è un potente antiossidante che si trova in quasi tutte le cellule del corpo. Per questo motivo è chiamato anche ubichinone (o ubiquinone). Il suo ruolo principale è quello di convertire il cibo in energia. Esso si trova, in particolare, nelle membrane cellulari e nei mitocondri, organuli interni alle cellule, che sono quelle che potremmo definire le centrali energetiche cellulari. Una delle funzioni del coenzima Q10, anzi probabilmente la funzione basilare, è proprio quella di intervenire nelle reazioni chimiche interne a questi organuli, che permettono di recuperare l’energia contenuta negli alimenti e accumularla in molecole di adenosintrifosfato (ATP), perché sia conservata pronta all’uso. La sua concentrazione si riduce in modo naturale con l’invecchiamento, oltre che in caso di dieta di cattiva qualità o vera e propria malnutrizione o in seguito ad alcune terapie farmacologiche (come quelle con le statine) e in presenza di alcune patologie croniche. Secondo alcune ricerche il coenzima Q10 serve a ridurre gli effetti collaterali del trattamento convenzionale con statine, farmaci che oltre ad abbassare il colesterolo abbassano anche i livelli naturali di tale coenzima nell’organismo.

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POSOLOGIA

Assumere 1 o 2 capsule al giorno dopo i pasti.

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